Questa intervista con Mario Ambrosini è stata un’esperienza straordinaria, voluta dalla moglie di Mario, che desiderava fortemente che venisse raccontata la sua storia. Ho incontrato Mario con piacere, e subito è emerso un personaggio radicato nel cuore di Vergato, dove è nato precisamente nella località di Borre nel 1945.
Mario mi raccontò che dopo aver terminato la quinta elementare, non ebbe la possibilità di proseguire gli studi, poiché all’epoca le scuole superiori erano a pagamento. Suo padre, operaio con tre figli, non poteva permettersi di farli studiare tutti, così Mario, essendo l’uomo della famiglia, dovette abbandonare la scuola. Questo rimpianto lo ha accompagnato per tutta la vita, nonostante la brillante carriera che avrebbe poi costruito. “Sono rimasto vergatese nel cuore e avrei voluto esserlo ancora di più se avessi potuto andare a scuola”, mi disse, riflettendo sul desiderio mai realizzato di una formazione completa.
A dieci anni iniziò a lavorare come garzone presso il parrucchiere Catullo a Vergato, un maestro molto rinomato per la sua abilità con le forbici. Mario, che all’epoca era ancora un ragazzino, iniziò ad apprendere il mestiere tra un gioco e l’altro. A soli dodici anni, cominciò a fare il pendolare tra Vergato e Bologna per perfezionarsi, lavorando sodo per lunghissime giornate.
Dopo sei anni trascorsi presso un parrucchiere a Bologna, la sua naturale curiosità lo spinse a cercare nuove tecnologie e metodi innovativi per migliorare nel suo lavoro. Mi spiegò che l’insegnamento all’epoca era basato sull’imitazione, ma Mario sapeva che tutti hanno un modo diverso di apprendere e voleva scoprire cosa ci fosse di nuovo nel mondo del suo mestiere.
A diciassette anni, con un certificato di emancipazione, aprì il suo primo negozio, ma il servizio militare si intromise nei suoi piani. Dopo varie peripezie, tra cui un’infermità temporanea, riuscì a evitare il servizio, potendo così concentrarsi sulla sua professione. Decise di perfezionarsi ulteriormente frequentando l’Accademia di Bologna per parrucchieri, specializzandosi nel taglio scientifico dei capelli, una tecnica innovativa per l’epoca. Partecipò a numerose competizioni nazionali e internazionali, e nel 1977 ottenne la vittoria ai Mondiali a New York, un traguardo che segnò la sua carriera.
Mi raccontò di come con soli 200.000 lire affrontò quell’avventura a New York, dividendosi tra il lavoro e la sopravvivenza in una città cara e lontana. Tuttavia, la vittoria ai Mondiali gli aprì le porte di una carriera internazionale.
Mario non si fermò mai. Continuò a studiare, a migliorarsi e ad aprire scuole in Italia, diffondendo il taglio scientifico dei capelli e lavorando a fianco di colleghi e allievi con grande passione. La sua vita professionale lo portò a fondare il Club 77, un gruppo di parrucchieri che divenne famoso e che, ancora oggi, raccoglie i suoi ex colleghi per rievocare i vecchi tempi.
Quando gli chiesi cosa avrebbe voluto dire ai giovani di oggi, Mario mi rispose con fermezza: Essere parrucchiere non è una scusa per non studiare. È un mestiere che richiede preparazione, studio e onestà. Bisogna essere curiosi e appassionati, senza mai smettere di migliorarsi.