Il Castello, con la sua storia affascinante, ha le sue radici nel passato, trasformandosi nel corso degli anni grazie all’ardire e alla visione di Alessandro Manservisi, un imprenditore di successo nell’ambito della moda a Bologna.
Fu nel lontano 20 febbraio 1886 che Alessandro Manservisi, con una cifra considerevole di 50.000 lire, diventò il nuovo proprietario del Castello. Questa struttura, che aveva già appartenuto ai conti Nanni Levera, stava per intraprendere un viaggio di trasformazione che ne avrebbe cambiato radicalmente il volto.
Alessandro Manservisi, famoso per essere il titolare di una delle sartorie più prestigiose di Bologna, decise di investire non solo nella moda, ma anche nella cultura e nell’istruzione. Egli intraprese una massiccia ristrutturazione del Castello, ampliandolo e abbellendolo, donandogli nuova vita e una nuova destinazione.
Il frutto di questo impegno e di questa passione fu la creazione di una colonia scolastica, un luogo che non solo ospitava attività didattiche ma che, grazie alla sua storia antica e alla rinnovata bellezza, ispirava e stimolava coloro che vi partecipavano. Il nome stesso del Castello divenne legato indissolubilmente a Alessandro Manservisi, che lasciò la sua firma sulla facciata sotto forma di una scritta incisa nella pietra.
Oggi, mentre passeggi attraverso il sottoportico del Castello, puoi ancora leggere quella testimonianza scolpita nel passato: “Alessandro Manservisi ampliò e abbellì questa antica casa già dei conti Nanni Levera e la destinò a sede della colonia scolastica che da lui ebbe vita e nome”. Questa scritta è più di una semplice iscrizione sulla pietra; è un promemoria di un’epoca in cui la passione e la dedizione di un uomo hanno dato nuova vita a un luogo ricco di storia e significato.
Il complesso del Castello aveva originariamente radici profonde nella storia della nobiltà locale, appartenendo alla prestigiosa famiglia dei Nanni-Levera. Questa famiglia, tra i maggiori possidenti della zona montana, aveva accumulato ricchezza grazie al loro servizio e alla protezione offerta al cardinale Lambertini, successivamente Benedetto XIV.
Tuttavia, nel 1886, il destino del Castello prese una svolta significativa quando Alessandro Manservisi, in collaborazione con altri tre soci (che successivamente liquiderà), ne acquisì la proprietà. Iniziò così un ambizioso progetto di ristrutturazione che avrebbe dato una nuova vita al luogo.
Alessandro Manservisi, figura di spicco nel settore della moda a Bologna, adottò la tendenza architettonica del tempo, trasformando il Castello in un’imponente struttura neogotica. Le torri, i portici e gli archi a sesto acuto divennero caratteristiche distintive di questa ristrutturazione, creando un’atmosfera fiabesca e suggestiva.
Durante i lavori di trasformazione, Manservisi si assicurò di coinvolgere abili scalpellini e maestri del ferro battuto a mano. Questi artigiani realizzarono grate artistiche, lampioni, mensole, anelli per legare cavalcature e ferramenta per gli infissi di legno. L’attenzione al dettaglio e il rispetto delle proporzioni conferirono all’edificio un’armonia delle linee che lo resero un esempio rappresentativo dell’architettura romantica in voga negli ultimi decenni del XIX secolo e agli albori del XX secolo.
Le fotografie e le cartoline del primo Novecento testimoniano che il complesso non rimase immutato nel corso degli anni. Subì modifiche come l’aggiunta di terrazze e coperture, e fu ampliato con l’acquisizione di quella che oggi ospita il museo Laborantes. Queste trasformazioni ulteriori riflettono l’evoluzione dinamica del Castello nel corso del tempo, mantenendo la sua rilevanza e la sua bellezza attraverso le epoche.
La morte di Alessandro Manservisi il 27 aprile del 1912 segnò un capitolo significativo nella storia del Castello e delle sue terre circostanti. Nel suo testamento, Alessandro nominò erede testamentario il fratello Gino e stabilì disposizioni altamente generose per la sua vasta proprietà.
Nel suo atto testamentario, Manservisi esprimeva chiaramente il desiderio che l’intera sua proprietà fosse destinata a un istituto di beneficenza. Questo istituto avrebbe avuto il ruolo di una stazione climatica per accogliere bambini provenienti da famiglie oneste, che frequentassero le scuole comunali e mantenessero una buona condotta. Durante i mesi da maggio a ottobre, periodo in cui le scuole erano chiuse, i bambini avrebbero potuto godere delle rendite generate dal patrimonio di Manservisi per essere nutriti e intrattenuti.
La selezione degli ospiti avveniva in modo unico e originale: tutti i candidati, sia maschi che femmine in numero uguale, dovevano essere imbussolati e poi estratti a sorte da una bambina designata appositamente per l’estrazione dei concorrenti.
L’eredità di Alessandro Manservisi non solo mantenne viva l’anima della colonia nel Castello, ma ne divenne il fulcro per tutto il secolo successivo. Dopo la morte di Gino, la gestione del complesso passò nelle mani della Fondazione Dall’Olio – Manservisi e continuò fino agli anni Settanta. La colonia, durante tutto questo periodo, rimase un faro di beneficenza e supporto per i giovani meno fortunati.
Oggi, il complesso del Castello e i vasti terreni di Castelluccio sono di proprietà della ASP Città di Bologna, con una partecipazione maggioritaria del 97% detenuta dal Comune di Bologna. Questo include l’eredità della Fondazione Dall’Olio Manservisi, consolidando la continuità dell’impegno sociale e benefico che ha caratterizzato la storia di questo luogo unico nel corso dei decenni.