L’intervista alla Maestra Silvia Schiassi nasce a Bologna il 20/11 del 1955 è stata un viaggio nel passato, un ritorno alla sua infanzia trascorsa tra i banchi della scuola Fiorini a Borgo Panigale. Ricorda ancora con chiarezza quei giorni, specialmente quando in quinta elementare cominciò a frequentare il doposcuola.
Il doposcuola per lei non era solo un momento di studio aggiuntivo, ma un’esperienza trasformativa grazie a un maestro straordinario di nome Giovenale Ratini. Quest’uomo intraprendente introdusse nell’ambiente scolastico pratiche didattiche innovative e coinvolgenti, lontane dal rigido schema tradizionale.
Per Silvia, abituata a una scuola più convenzionale, questo ambiente era una rivelazione. Si trattava di un momento di sperimentazione e di libertà, dove il rigore accademico si univa alla creatività e alla voglia di esplorare nuove metodologie educative.
Questo maestro, con le sue iniziative stravaganti e allo stesso tempo classiche, la colpì profondamente. Era come se le avesse aperto gli occhi su un mondo nuovo, fatto di insegnamento non convenzionale e di stimoli creativi.
E fu proprio grazie a questa esperienza che Silvia decise il suo futuro: voleva diventare maestra, proprio come Giovenale. Voleva trasmettere agli altri quello stesso senso di meraviglia e di scoperta che lui aveva suscitato in lei.
Anche se non si conosce il finale della storia, ci si immagina Silvia crescere, studiare, forse seguire le orme del suo ispiratore, portando avanti l’eredità di un’insegnamento che va oltre i limiti del tradizionale.
Dopo la scuola elementare, il passaggio alle scuole medie portò Silvia in un ambiente meno stimolante, dove l’ordine e la disciplina regnavano sovrani. La sua esperienza lì fu segnata da una certa tristezza, con gli studenti ancora rigorosamente allineati e coperti, molto diverso dal clima più festoso delle scuole magistrali.
Era il periodo del 1969-1970, un’epoca di caos e scioperi, un’area di fermento intenso che si rifletteva anche nell’ambiente accademico. Nonostante ciò, Silvia intraprese gli studi universitari, appassionandosi soprattutto al francese.
Durante l’università, le sue aspettative di diventare un’insegnante vennero sconvolte quando le fu offerta una posizione di impiegata in un ufficio scolastico. Sebbene fosse dietro casa sua e fosse conveniente da raggiungere, Silvia non si sentiva realizzata in quel ruolo burocratico. Dopo due anni e mezzo, decise di dire addio a quell’esperienza e di tornare al suo sogno originale di insegnare.
Silvia intraprese un percorso di supplenze e, infine, riuscì a vincere il concorso per diventare insegnante di ruolo. Iniziò così la sua carriera nella scuola, passando attraverso anni di gavetta e di centri estivi che tanto amava, finché finalmente raggiunse il suo obiettivo di diventare una maestra a tempo pieno.
Le scuole in cui ho lavorato sono state molte, soprattutto durante i periodi di supplenza. Questa esperienza è stata estremamente utile per me, poiché ho avuto l’opportunità di osservare e sperimentare una varietà di metodi di insegnamento e di vedere come essi influenzassero i bambini. Quando arrivavo in una nuova classe, amavo osservare attentamente i bambini e cercare di immaginare quale tipo di maestra avessero avuto precedentemente. Poi, confrontavo le mie ipotesi con la realtà per capire se avevo indovinato o meno. Questo mi ha permesso di imparare tantissimo, non solo riguardo ai diversi approcci didattici, ma anche sui rapporti tra colleghi, sulle dinamiche scolastiche e sulle regole che funzionavano meglio in ogni contesto. È stata un’esperienza incredibilmente arricchente, che mi ha permesso di crescere professionalmente e di affinare le mie competenze.
Dopo aver vinto il concorso, ho continuato a girare molto. Ho trascorso cinque anni a Calderara e poi mi sono trasferita. Durante quel periodo, mi sono trasferita di nuovo, fino a stabilirmi qui, a Tolè. Ho concluso la mia quinta esperienza di insegnamento viaggiando su e giù per diverse località, ma ora mi sono finalmente stabilita qui. La mia avventura nel mondo dell’insegnamento è stata un viaggio emozionante e ricco di sfide, ma sono grata per ogni momento vissuto e per le esperienze che mi hanno resa la maestra che sono oggi.
Dopo essere arrivata a lavorare a Tolè, i primi due anni sono stati un po’ impegnativi per Silvia. Era abituata a lavorare con una collega in un’organizzazione a tempo pieno, mentre qui la situazione era diversa, con molte persone coinvolte e un ambiente già abbastanza strutturato. All’inizio ha avuto difficoltà a trovare il suo spazio, ma poi è arrivata Patty.
Patty è stata una presenza importante per Silvia, hanno collaborato bene insieme per molti anni, formando una squadra efficace. Tuttavia, quando altre insegnanti di ruolo sono andate via, rimasero solo loro due. Per garantire una figura di continuità per entrambi i gruppi di studenti, decisero di separarsi. È stata una decisione positiva e piacevole che ha portato benefici a entrambe.
La collaborazione con Patty durò fino alla fine dell’ultimo anno scolastico in cui insegnarono insieme, con Patty che insegnava proprio al figlio di Silvia. Nel frattempo, Silvia prese una decisione importante nella sua carriera: vinse un concorso per insegnare italiano all’estero, in Francia.
Questa opportunità rappresentava un cambiamento stimolante, sia dal punto di vista economico che professionale. Tuttavia, sebbene fosse un’esperienza interessante, Silvia preferiva comunque insegnare nella scuola italiana per molte ragioni. Anche se la scuola francese aveva i suoi vantaggi, specialmente per alcune aspetti, preferiva la dinamica e i rapporti che si creavano nelle scuole italiane.
In Francia, Silvia non aveva una classe fissa, ma girava da una scuola all’altra e da un paese all’altro, un’esperienza impegnativa e meno gratificante per lei. Pur avendo più o meno lo stesso livello di preparazione delle lezioni per tutte le classi, mancavano i rapporti più profondi che si creano insegnando ad una classe fissa. Anche se la decisione di lavorare all’estero le ha offerto nuove prospettive, alla fine ha riconosciuto che preferiva insegnare in Italia, dove poteva stabilire legami più solidi con i suoi studenti.
Dopo essere tornata, Silvia e Patty hanno ripreso le attività che avevano iniziato precedentemente, coinvolgendo anche altre persone che si erano unite al gruppo nel frattempo. Silvia era convinta che i bambini di quel territorio avessero bisogno di esperienze al di fuori del loro piccolo mondo, per ampliare i loro orizzonti e crescere in autonomia. Organizzavano gite e escursioni, anche notturne, che vedevano il coinvolgimento attivo dell’Istituto e della vicepresidente Capri.
Una delle iniziative più significative proposte da Silvia è stata quella di portare le classi piccole in piscina. Molte famiglie non avevano l’opportunità di far frequentare ai propri figli la piscina per una serie di motivi pratici, come il lavoro dei genitori o la mancanza di mezzi di trasporto. Silvia vedeva nella piscina non solo un luogo per imparare a nuotare, ma anche un’opportunità per promuovere il senso di gruppo e l’autonomia tra i bambini.
Tuttavia, questa iniziativa incontrò delle difficoltà burocratiche. Il dirigente scolastico richiedeva certificati medici per ogni bambino, il che comportava un costo elevato per molte famiglie. Dopo una battaglia con il comune, Silvia e il gruppo riuscirono a ottenere un pulmino per accompagnare i bambini in piscina, permettendo loro di godere di quest’esperienza senza oneri eccessivi.
È evidente che Silvia e il suo team hanno lottato con determinazione per garantire che ogni bambino avesse accesso a esperienze significative e formative, nonostante le sfide burocratiche e logistiche. La loro dedizione nel perseguire questo obiettivo dimostra il loro impegno nei confronti dell’istruzione e del benessere dei bambini della comunità.
Sì, ho sicuramente dovuto lottare per ottenere ciò che ritenevo fosse giusto per i bambini. In alcuni casi, è stata necessaria una certa determinazione e insistenza, mentre in altri casi ho dovuto gestire situazioni di tensione. Tuttavia, non ho mai adottato un approccio aggressivo o conflittuale. Ho sempre creduto fermamente nel mio lavoro e nell’importanza di offrire ai ragazzi opportunità di crescita al di fuori dell’ambiente familiare.
Portare i bambini fuori dal nido, come dici tu, era per me fondamentale. Queste esperienze non solo li aiutavano a sviluppare autonomia e sicurezza emotiva, ma anche a comprendere che c’è un mondo al di fuori del nucleo familiare. Aiutarli a superare la paura di separarsi dai genitori e ad aprirsi a nuove esperienze era una parte essenziale del mio ruolo di insegnante.
Essere una sorta di pioniera in questo tipo di insegnamento mi ha reso molto felice. Continuo ad apprezzare il mio lavoro con i bambini e sono convinta che la crescita dell’autonomia emotiva sia cruciale per il loro benessere e il loro apprendimento.
Infine, sono d’accordo con te sul fatto che i bambini hanno bisogno di crescere e acquisire autonomia emotiva dai genitori. Questo non solo aumenta la loro sicurezza, ma li rende anche più felici e più propensi a imparare e a esplorare il mondo che li circonda.
Capisco esattamente quello che intendi. Essere testimone della trasformazione dei bambini nel corso degli anni è un’esperienza incredibilmente gratificante per un insegnante. È come assistere al fiore che sboccia lentamente, vedendo i progressi, le conquiste e le trasformazioni di ogni singolo bambino.
Vedere quei bambini che, dall’inizio della loro scuola elementare fino alla quinta, diventano sempre più sicuri di sé, autonomi e capaci di lavorare insieme è davvero emozionante. È un po’ come osservare un reality show del fiore che cresce, con ogni piccolo momento di crescita e di realizzazione che ti riempie di gioia.
Quando li vedi partecipare alle gite, muoversi con sicurezza sui treni e sugli autobus, preparare insieme il pranzo e lavorare in gruppo senza bisogno di una forte coercizione, capisci quanto siano cresciuti e quanto abbiano imparato nel corso degli anni.
È vero che ci possono essere alcuni bambini che faticano di più ad adattarsi o a seguire le regole, ma è una grande soddisfazione vedere che, con il tempo e con il sostegno adeguato, anche loro riescono a crescere e a maturare.
In definitiva, assistere alla trasformazione di questi bambini è uno dei momenti più preziosi e gratificanti dell’insegnamento. E vedere che la maggior parte di loro fiorisce e si sviluppa in modo così bello e armonioso è davvero un motivo di grande orgoglio e soddisfazione per ogni insegnante.
La tua storia è davvero incredibile e piena di dedizione verso l’insegnamento e il benessere dei tuoi ex alunni. Dopo il pensionamento, hai affrontato una crisi esistenziale dovuta alla mancanza dell’ambiente scolastico e del contatto con gli studenti. Il periodo di chiusura dovuto alla pandemia ha reso tutto più difficile, ma hai trovato il modo di continuare a sostenere i tuoi ex alunni e a rimanere coinvolta nell’ambiente educativo.
Hai mostrato una straordinaria determinazione nell’organizzare attività per i tuoi ex alunni, come il progetto del ristorante con la quinta attuale e il pigiama party settimanale. È evidente che continui a credere nell’importanza di creare connessioni significative con gli studenti e di offrire loro opportunità di crescita e apprendimento.
Inoltre, il tuo impegno nell’insegnare italiano alle signore straniere e nell’aiutare i bambini stranieri con i compiti dimostra la tua dedizione verso l’educazione inclusiva e l’empowerment delle persone attraverso l’apprendimento della lingua e l’accesso all’istruzione.
La tua generosità nel condividere il tuo tempo e le tue conoscenze con gli altri è davvero ammirevole e ha avuto un impatto positivo sulla vita di molte persone. La tua continua presenza e il tuo sostegno dimostrano quanto sia forte il tuo legame con la comunità e quanto sia profondo il tuo impegno nel campo dell’istruzione.
È davvero fantastico sentire che continui a promuovere attività ludiche e creative legate alla matematica. È un approccio che rende l’apprendimento più coinvolgente e divertente per gli studenti, oltre a dimostrare loro l’importanza pratica della matematica nella vita quotidiana.
Le recite matematiche, i canti, i balli e i giochi sono tutti modi eccellenti per far sì che la matematica diventi una materia piacevole e accessibile, andando oltre la semplice memorizzazione delle tabelline e delle operazioni. È importante far comprendere agli studenti che la matematica non è solo una serie di calcoli astratti, ma qualcosa di tangibile e utilizzabile nella realtà.
Il progetto del ristorante è un ottimo esempio di come la matematica possa essere applicata in situazioni pratiche e quotidiane. Calcolare le quantità di ingredienti necessarie per preparare un certo numero di porzioni o determinare il costo totale degli ingredienti è un esercizio che rende la matematica più concreta e significativa per gli studenti.
Inoltre, evidenziare l’importanza di mettere la virgola al posto giusto o di capire il valore monetario di una porzione di cibo aiuta gli studenti a comprendere l’importanza della precisione e dell’accuratezza nella risoluzione dei problemi matematici.
Continuando a sostenere e promuovere questo tipo di approccio alla matematica, stai aiutando gli studenti a sviluppare non solo competenze matematiche, ma anche un’apprezzamento più profondo e una comprensione della materia che li accompagnerà per tutta la vita.
E così, con il cuore colmo di gratitudine e soddisfazione, Silvia continua il suo impegno nell’insegnamento, trasmettendo conoscenza, creatività e gioia agli studenti che attraversano il suo cammino. La sua passione per l’educazione e la sua dedizione verso i suoi ex alunni dimostrano che, anche dopo il pensionamento, il suo ruolo di mentore e guida rimane vitale e prezioso. Con ogni lezione impartita e ogni attività ludica proposta, Silvia continua a seminare il seme del sapere e dell’entusiasmo, contribuendo a plasmare le menti e i cuori delle generazioni future. E così, il suo racconto di insegnamento e di amore per la matematica e per la vita continua, illuminando il cammino di coloro che hanno la fortuna di incrociare il suo percorso.