La pioniera della scienza Laura Maria Caterina Veratti: sfide e successi nel XVIII secolo, una vita dedicata alla ricerca e all’educazione.”
Laura Maria Caterina, figlia di un avvocato, manifestò fin dall’infanzia una fervente sete di apprendimento. La sua sete di conoscenza la portò a dedicarsi agli studi privati già a partire dall’età di tredici anni, sotto la guida esperta del medico di famiglia, Gaetano Tacconi. Fu proprio la filosofia a catturare la sua attenzione e a diventare il fulcro dei suoi sforzi accademici.
Il 17 aprile 1732, Laura sostenne con brillantezza un esame davanti a una commissione composta da cinque illustri studiosi. Questo evento straordinario culminò il 12 maggio successivo, quando le fu conferita la laurea in filosofia. La notizia della sua eccezionale impresa si diffuse rapidamente, scatenando festeggiamenti che animarono la città per diversi giorni. La giovane donna, con il suo impegno e la sua passione per la filosofia, aveva conquistato un traguardo notevole, aprendo la strada a un futuro promettente, la cui conclusione rimaneva ancora avvolta nel mistero.
Cardinale Prospero Lambertini, riconoscendo il valore e il talento di Laura Maria Caterina, appena rientrato a Bologna in qualità di Arcivescovo (destinato a diventare il futuro papa Benedetto XIV), le conferì un riconoscimento senza precedenti. Grazie al suo patrocinio, Laura fu incaricata di tenere lezioni universitarie di filosofia, un ruolo di grande prestigio che testimoniava la fiducia e il rispetto che Lambertini nutriva nei suoi confronti.
Non solo questo, ma la sua fama e il suo impegno la condussero anche a essere nominata membro dell’Accademia delle Scienze di Bologna, un’onorificenza che la inserì nel panorama accademico e scientifico della città. Questi successi segnarono una fase significativa nella vita di Laura Maria Caterina, aprendo nuove opportunità e ponendola al centro di un contesto intellettuale e culturale in continua evoluzione. Tuttavia, ciò che il futuro avrebbe riservato per questa brillante donna rimaneva ancora da scrivere.
Nonostante il suo indiscusso talento accademico, la condizione femminile di Laura Maria Caterina le impose numerose resistenze all’interno degli ambienti accademici. Per poter tenere lezioni pubbliche, doveva ottenere il permesso del Senato Accademico, che raramente veniva concesso e solo in occasioni speciali quando tra il pubblico erano presenti altre donne.
Nel 1738, la sua vita prese una nuova piega quando sposò il medico Giuseppe Veratti. Questo matrimonio non solo le conferì uno status sociale differente ma le aprì anche le porte di salotti ed ambienti intellettuali prima preclusi a causa della sua condizione di donna singola. Nonostante gli impegni familiari crescenti, Laura continuò a dedicarsi agli studi e all’insegnamento.
La sua vita coniugale fu arricchita dalla nascita di otto figli, che con dedizione e amore educò personalmente. Tra di essi, Paolo seguì le orme paterne diventando medico e fisico, mentre l’unica figlia, Caterina, scelse la via religiosa diventando suora. Due dei suoi figli abbracciarono la vita ecclesiastica diventando canonici. La multiplicità dei ruoli di Laura Maria Caterina, tra studio, insegnamento e maternità, la definì come una figura straordinaria del suo tempo, con un futuro ancora ricco di avventure e sfide.
Nel 1745 il Papa Benedetto XIV (Lambertini) in un programma di potenziamento della fisica a Bologna, che nelle sue intenzioni doveva diventare un centro culturale preminente, acquistò strumentazioni olandesi e il laboratorio di ottica di Giuseppe Campani e fondò un gruppo di 24 accademici chiamati ‘Benedettini”. Naturalmente inserì anche la prediletta Laura Bassi, suscitando le proteste degli altri, così che alla fine fu aggiunta come venticinquesima, senza diritto di voto.
Nel 1749, Laura Maria Caterina affrontò le difficoltà di mantenere insegnamenti pubblici e prese l’iniziativa di fondare una scuola privata di fisica sperimentale presso la sua abitazione. Questa scuola, attiva fino alla sua morte e successivamente proseguita dal marito Giuseppe Veratti, rappresentò un punto di riferimento nell’ambito scientifico dell’epoca. Dotata di un laboratorio scientifico, divenne uno dei più consistenti del periodo.
Per ben 28 anni, Laura tenne corsi di ‘Fisica newtoniana’, contribuendo in modo significativo alla diffusione delle idee di Newton in Italia. Collaborò attivamente con Gabriele Manfredi, perfezionandosi anche nel calcolo infinitesimale. Questi corsi non solo furono molto frequentati, ma ebbero un impatto duraturo introducendo concetti innovativi nel panorama scientifico italiano.
Tra gli allievi più illustri vi fu il giovane cugino Lazzaro Spallanzani, il quale, ispirato da Laura, intraprese una carriera scientifica destinata a lasciare un’impronta indelebile nella storia della scienza. La scuola di fisica sperimentale di Laura Maria Caterina divenne così un luogo cruciale per la formazione di nuove menti scientifiche, aprendo la strada a un futuro ancora da esplorare.
Nel 1732, Laura Maria Caterina scrisse un trattato critico nei confronti delle teorie cartesiane, dimostrando fin da giovane la sua inclinazione verso l’approccio scientifico innovativo. Questo interesse fu ulteriormente riconosciuto da Algarotti nel suo lavoro “Newtonianesimo per le dame” del 1737, in cui citò Laura due volte. In precedenza, nella sua dissertazione di laurea, Laura era stata già menzionata come ‘newtoniana’, evidenziando il suo impegno nella diffusione delle idee di Newton.
Nel laboratorio che condivideva con il marito Giuseppe Veratti, Laura condusse esperimenti pionieristici sulla sensibilità, localizzata nei nervi, e sull’irritabilità, localizzata nei muscoli, aprendo la strada agli studi di elettrofisiologia. Questi studi avrebbero successivamente scatenato una vivace disputa scientifica nel Settecento, coinvolgendo figure eminenti come Galvani, von Haller e Volta.
Nonostante il contributo significativo di Laura, gli studi furono pubblicati con il solo nome del marito in “Osservazioni fisico-mediche attorno all’elettricità” nel 1748. Quest’opera presentava vari casi di guarigioni straordinarie attribuite all’elettricità, fornendo un ulteriore esempio della sfida che le donne del tempo dovevano affrontare per ottenere il riconoscimento nella comunità scientifica. Il lavoro di Laura Maria Caterina Veratti anticipò questioni cruciali nell’elettrofisiologia, anche se la sua figura rimase in gran parte nell’ombra, relegata al ruolo di coadiutore nei risultati pubblicati.
Nonostante il suo notevole contributo alla scienza, Laura Maria Caterina Veratti non ha lasciato libri o testi pubblicati col suo nome. Le ragioni di questa assenza sono molteplici: da un lato, la pubblicazione di un libro richiedeva un considerevole sforzo finanziario, e i Veratti non godevano di una situazione economica agiata. D’altro canto, la società dell’epoca malvedeva la pubblicazione di opere firmate da donne. Un esempio di questa realtà fu Émilie du Châtelet, che pubblicò anonimamente le “Institutions de physique” nel 1740, e la sua traduzione commentata dei “Principia” di Newton vide la luce solo dopo la sua morte, finanziata dal suo amico Voltaire.
Laura Maria Caterina Veratti dedicò parte dei suoi studi ai fluidi, in particolare alla legge di Boyle. Attraverso una serie di esperimenti sul comportamento dell’aria in diverse condizioni di pressione e volume, giunse alla conclusione che l’aria rispettava la legge di Boyle nelle giornate di bassa umidità, mentre nelle giornate molto umide questa legge veniva disattesa. Riconobbe l’importanza di considerare il vapore acqueo come un ulteriore parametro sperimentale. Questa serie di esperimenti, citata come il suo maggiore contributo alla fisica, fu elogiata durante il discorso pronunciato in occasione del suo funerale. La mancanza di pubblicazioni a suo nome non diminuisce l’importanza dei suoi contributi, che continuano a essere riconosciuti come significativi nel campo della fisica.
Laura Maria Caterina Veratti dimostrò una notevole comprensione dei fenomeni elettrici, oggetto di crescente studio in quel periodo. Anticipando forse persino Benjamin Franklin, era consapevole della proprietà degli oggetti appuntiti di “attrarre” l’elettricità. Condivise con Franklin l’idea della conservazione del fluido elettrico, argomento all’epoca al centro di un intenso dibattito scientifico.
La sua dimora fu frequentata da ospiti illustri nel campo della scienza, tra cui il rinomato scienziato Giovanni Battista Beccaria. Nel 1756, Veratti e Beccaria condussero insieme una serie di esperimenti sull’elettricità. Inoltre, intrattenne una corrispondenza intensa con i principali scienziati del tempo, come l’Abate Nollet, e giovani promesse della scienza, tra cui Alessandro Volta.
Dopo molte discussioni e sfide dovute al suo genere, nel 1776 Laura Maria Caterina Veratti fu finalmente chiamata a ricoprire la cattedra di Fisica Sperimentale presso l’Istituto delle Scienze dell’Università di Bologna. Questo fu un evento di grande rilevanza, poiché Veratti divenne la prima donna in Europa a occupare una simile posizione accademica. Il suo assistente in questo ruolo fu il marito Giuseppe Veratti, il quale le succederà alla morte, avvenuta due anni dopo. La sua nomina segnò un momento significativo nella storia dell’istruzione e della partecipazione femminile nel campo scientifico europeo.
Laura Maria Caterina Veratti, donna di straordinario ingegno nei campi della fisica e della matematica, riposa nella chiesa del Corpus Domini a Bologna. Nel 1798, le fu accanto Luigi Galvani, il celebre fisiologo e fisico, evidenziando il legame tra due menti brillanti della scienza.
Il laboratorio condiviso da Laura e suo marito, punto focale di ricerca e innovazione scientifica, fu venduto nel 1818 da loro figlio Paolo, anch’egli fisico. Con il ritiro di Paolo dall’insegnamento, si persero le tracce di quello che un tempo era stato uno dei centri di ricerca e strumentazioni scientifiche più importanti d’Europa.
Laura Maria Caterina Veratti fu acclamata come “l’onore del suo sesso”, un tributo alla sua straordinaria erudizione non solo in fisica e matematica, ma anche in logica, metafisica, latino, greco e francese. La sua fama e il suo prestigio raggiunsero l’Europa scientifica, entrando in contatto con illustri personaggi del tempo, tra cui il filosofo illuminista Voltaire, che, di passaggio per Bologna, volle conoscere personalmente questa straordinaria mente femminile. La sua eredità, non solo scientifica ma anche come pioniera della partecipazione femminile nella scienza, rimane un capitolo significativo nella storia dell’intelletto umano.
Tuttavia, in un’epoca in cui come oggi le donne affrontavano molte sfide per conciliare ruoli come scienziato, professore, madre e moglie, Laura Maria Caterina Veratti dovette affrontare numerose accuse. Dalle critiche scientifiche ai pettegolezzi personali, e all’obiezione che avesse trascurato le pubblicazioni per dedicarsi alla famiglia, il suo cammino fu punteggiato da ostacoli.
Nonostante ciò, a testimoniare il suo ruolo scientifico, restano ben 29 pubblicazioni all’Accademia delle Scienze di Bologna. Questi scritti costituiscono un testamento della sua dedizione alla ricerca e alla condivisione delle sue scoperte, anche se il suo contributo venne talvolta oscurato dalle pregiudiziali di genere del suo tempo.
Il riconoscimento della sua eredità scientifica non tardò ad arrivare. Nel 1860, la Scuola Superiore per Maestre fu dedicata a Laura Maria Caterina Veratti. Questo gesto simbolico onorò la sua memoria insieme ad altre donne bolognesi distinte, come la dottoressa titolare di cattedra di diritto Bitisia Gozzadini, la scultrice Properzia de’ Rossi, o Novella e Bettina Calderini, docenti di diritto e filosofia. La Scuola Superiore per Maestre, ora conosciuta come Liceo Laura Bassi, porta con sé il nome di una donna che sfidò le convenzioni del suo tempo e lasciò un’impronta indelebile nella storia della scienza e dell’istruzione.