Oggi vi racconto della visita che ho fatto ad Anna Rosa Orsi di Cereglio. Nata il 31 marzo del 1942 a Villa Torri di Bologna, Anna aveva attraversato gli anni burrascosi della Seconda Guerra Mondiale, un’epoca che avrebbe segnato profondamente la sua giovinezza. E mentre ascoltavo le sue parole, mi trovavo catapultato in quel passato, immerso nei racconti di una vita vissuta intensamente.
Anna Rosa mi descrisse gli anni dell’infanzia, un periodo di sfollamenti e incertezze, in cui la sua famiglia, come tante altre, dovette affrontare le prove della guerra. Ma nonostante le avversità, alla fine del conflitto fecero ritorno a Bologna, pronti a ricostruire le loro vite.
Era una ragazzina di undici anni, un’anima ribelle un anno più giovane dei suoi compagni di scuola. Mi raccontò dei giorni trascorsi nella sua seconda media, un periodo in cui l’adolescenza si scontrava con le difficoltà della vita. Fu un periodo turbolento, segnato da emozioni forti e conflittuali, che la spinsero ad abbandonare la scuola, nonostante la sua fiera opposizione alla psicanalisi.
Fu così che Anna trascorse un periodo in una casa per ragazzi a Selva di Val Gardena, lontano dalla sua famiglia e dalla sua città natale. Ma anche in quei momenti di distacco, non perse mai il legame con le sue radici, con il calore della sua famiglia che la aspettava a casa.
E poi, come un raggio di sole dopo la tempesta, ritornò a Bologna, dove trascorse sette anni di pura felicità accanto ai suoi cari. La famiglia si arricchì di un fratellino e di due gemelli, che portarono nuova gioia e vitalità nella loro casa. E nonostante la differenza d’età, Anna trovò il suo posto accanto ai suoi fratelli, tra giochi, risate e momenti di condivisione.
Quella conversazione con Anna Rosa Orsi non fu solo un’intervista, ma un viaggio attraverso i ricordi di una donna straordinaria, che aveva vissuto la vita con coraggio e determinazione, affrontando le sfide con il sorriso sulle labbra e il cuore pieno di amore per la sua famiglia.
Mio padre si fece costruire una villetta a Cereglio perché prima della mia nascita andavamo sempre sulle Dolomiti, ma Cereglio era molto più vicino a Bologna e lui veniva sempre il fine settimana a trovare i suoi figli, e naturalmente anche me. Abbiamo costruito questa villetta e mi sono divertita come poche altre volte. Avevamo un gruppo di una quarantina di villeggianti con i quali mi ero intoppata, quindi è stata una meravigliosa villeggiatura. Tuttavia, a settembre mi dispiaceva tornare a Bologna. La casa era poco frequentata d’inverno, ma ogni anno non abbiamo mai trascurato questa casa.
Riguardo all’estate, ero davvero felice di tornare a Cereglio. Avevo dei rapporti davvero positivi con tutti; facevamo un sacco di cose insieme, soprattutto passeggiate. E poi c’erano i burloni del gruppo che facevano scherzi continuamente, insomma, avevano reso ogni estate indimenticabile.
I burloni del gruppo misero ingiro delle voci, premetto che non ho avuto nessuna storia sentimentale con nessuno, ma si diffuse la voce che ne avessi avute. Perché? Beh, forse perché ero abbastanza vivace e allegra. Indossavo spesso una minigonna, anche se non era ben vista, così come i pantaloncini corti. Ma sai com’è, siamo cresciuti in un’epoca in cui non sempre le cose erano accettate come oggi.
Parlando di un evento particolare, ricordo quando partecipai alla serata delle elezioni e un certo Giorgio Lollis si presentò per iscrivermi al concorso Miss Cereglio. Questo mi fece andare in tutte le furie e quando le concorrenti furono fotografate, ero piuttosto arrabbiata e per dispetto misi le braccia conserte, ma ormai ero coinvolta, quindi partecipai. Alla fine, con mia grande sorpresa, mi scelsero come vincitrice. Anche quella seconda, che per me era ancora più bella. Mi diedero la fascia, la corona di carta e la “coppa del nonno”, che in realtà era solo un gelato. Eravamo tutti così eccitati per queste cose, trovavamo divertimento anche nelle piccolezze.
Anna mi ha raccontato questo divertente scherzo che è accaduto un’estate. Ricorda quando alcuni ragazzi del gruppo decisero di fare uno scherzo murando “Viva la mamma di Giorgino” sulla parete. La mamma di Giorgino era una donna molto devota che andava sempre in chiesa, ogni mattina, puntualmente alle 6:00, si preparava per andare alla messa. Ma quella mattina, quando si avvicinò alla porta di casa, trovò la sorpresa: era murata! Nonostante ciò, determinata a non perdere la messa, si fece calare dalla finestra per raggiungere la chiesa. Anna ha ribadito che lei non c’entrava nulla con lo scherzo, ma furono i ragazzi che avevano organizzato tutto.
In quel periodo, c’era anche una disputa tra le frazioni di Cereglio e Tolè per l’appartenenza territoriale dell’Acqua Cerelia. Le tensioni si erano fatte sentire e le due comunità iniziarono a farsi dispetti reciproci. Cereglio fu attaccata con lo spargimento di letame nelle vie del Paese il contrattacco non si fece attendere, optando di verniciare alcuni luoghi a Tolè. E così la rivalità territoriale si trasformò in una sorta di guerra di scherzi e ripicche, animando ancora di più l’estate nella piccola comunità.
Anna è un’artista talentuosa che si è distinta per la sua abilità nel dipingere con acquerelli. La sua passione per l’arte è evidente nel modo in cui trasforma gli umili pigmenti in splendide opere d’arte che catturano l’attenzione di chiunque le osservi. I suoi dipinti sono caratterizzati da una delicata ma vibrante resa dei colori, che trasmette una sensazione di leggerezza e luminosità.
D’altra parte, io mi sono appassionato all’uso dell’acrilico e della matita come mezzi espressivi. La versatilità dell’acrilico mi consente di esplorare una vasta gamma di tecniche e stili, mentre la matita mi offre la possibilità di creare dettagli precisi e sottili sfumature.
Nonostante utilizziamo mezzi diversi, ciò che ci accomuna è la passione per l’arte e la volontà di esprimere noi stessi attraverso la creazione artistica. Entrambi abbiamo avuto l’opportunità di esporre le nostre opere più di una volta alla Festa del Borgo di Cereglio, dove abbiamo potuto condividere la nostra visione artistica con la comunità locale e oltre.
Le nostre esperienze artistiche possono essere diverse, ma ciò che conta veramente è la gioia e la soddisfazione che traiamo dall’esprimere la nostra creatività e dal condividere le nostre opere con gli altri. Siamo grati per ogni opportunità che ci permette di farlo e non vediamo l’ora di continuare a crescere e a svilupparci come artisti nel corso del tempo.